Jarro: Ironia in Cucina

Stasera un articolo leggero… Cucina e ironia nel celebre Almanacco di Giulio Piccini, alias Jarro!
Jarro (pseud. di Giulio Piccini). Almanacco Gastronomico: Ricette, meditazioni, facezie e storielle culinarie, 1912. Firenze, R. Bemporad & figlio – Librai-editori, 1912.  Prima annata del celebre almanacco gastronomico, arguto ed ironicissimo, di Giulio Piccini. L’opera è un insieme di aforismi, racconti e ricette, fra il serio e il faceto. Gli aforismi riportano ad un’epoca in cui il politically correct era ben lungi a venire e sono ricchi di battute che oggi verrebbero additate come sessiste, razziste, assolutamente non pubblicabili!
L’intero almanacco racchiude inoltre una serie di storielle e di simpatici aneddoti legati al galateo e al mondo della cucina in generale, come quelli che rimandano a credenze popolari – quali ad esempio, la sfortuna portata dall’essere in 13 a tavola – alternate a considerazioni culinarie e letterarie.

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Un esempio del politically correct dell’epoca? Ecco qua, barzellette anticlericali e omofobe e razziste!

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Chiaramente la ‘sottile’ ironia delle pagine di Jarro va presa cum grano salis e, soprattutto, va calata nello spirito del tempo e nella generale leggerezza delle pubblicazioni a carattere semi-effemerico quali gli almanacchi. Non stupisce infatti, appena dopo la freddura sul mondo arabo che abbiamo testé letto, il grande spazio dato ad una ricetta esotica: la grande minestra turco-araba, più nota come cous-cous:

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Ma chi era Jarro persona e soprattutto chi era Jarro viveur e gastronomo gaudente? Ce ne regala uno splendido ritratto Alberto Savinio: ‘A mensa, Jarro dava spettacolo. Lo invitavano nelle case per far mostra delle sue straordinarie capacità pappatorie. Assistei io pure a uno di quegli agoni, e ne serbo un’impressione tristissima. Che è la compassione che ispira l’uomo magro, macilento, in confronto a quella che ispira l’obeso e il suo sguardo di cane piangente e soffocato dal grasso? Jarro diceva che per mangiare un cappone si deve essere in due: lui e il cappone. Jarro abitava in piazza del Duomo, nell’interno di un armadio da sacrestia. Barilesco e porcino, una veste da camera scarlatta lo copriva tutto. Riuniva nella sua persona gli aspetti del cardinale, del gambero cotto e della maîtresse. È spaventoso pensare alla morte di Jarro, agli sforzi dell’anima per liberarsi da quella prigione di grasso’.

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