Credete che l’idea del Tartufo come potente afrodisiaco sia un concetto moderno? Non esattamente… Pensate che nel Libro della natura et virtu delle cose, stampato per la prima volta a Venezia nel 1508, col felice titolo Libreto di tute le cosse che se manzano, si considerano i tartufi come tuberi rinvigorenti contro i problemi d’impotenza, e vengono esplicitamente consigliati a ‘vecchi c’hano belle le moglieri, e si mangiano dopo pasto’!
Quest’opera di Michele Savonarola ebbe ampia e duratura fortuna. Il Libreto illustra, in ventisei capitoli, la natura e le proprietà degli alimenti, con numerosi e puntuali riferimenti a Galeno e Avicenna e vivaci osservazioni sugli usi alimentari diffusi a Padova e a Ferrara. Sul modello del Regimen sanitatis della Schola Salernitana, i capitoli finali comprendono le Regule per preservare la sanità de li corpi humani.
Se desiderate saperne di più sull’opera e l’autore eccovi una bibliografia minima:
Massimo Alberini, Breve storia di Michele Savonarola seguita da un Compendio del suo “Libreto de tutte le cosse che se manzano” , con una nota di Nemo Cuoghi, Padova 1991; Jane Nystedt (a cura di), Savonarola M., Libreto de tutte le cosse che se magnano. Un’opera dietetica del sec. XV; Durling 4078; Vedova II, 223; Wellcome 5794; Vicaire 770; Westbury 202; Paleari-Henssler 1493; B.In.G. 1775.